Albero di natale vero: come sceglierlo

Se tra i vostri criteri di scelta (come ci auguriamo) c’è quello della sostenibilità, allora ecco alcune informazioni che è fondamentale conoscere quando si sceglie l'albero di Natale

È dicembre e alla radio, in tv e per le strade risuonano le più note canzoni di Natale. Ovunque svettano decorazioni e anche le nostre case vengono abbellite con addobbi e ornamenti. Per tradizione l’albero e il presepe vengono allestiti l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata concezione e prima celebrazione pre-natalizia in ordine cronologico. C'è poi chi anticipa o ritarda ma difficilmente si arriva al 24. Se per la ricostruzione della natività solitamente si utilizzano strutture, carte e statuine degli anni passati (che spesso passano di mano di generazione in generazione), salvo poi essere arricchite da qualche nuovo componente, per quanto riguarda l’abete spesso ci si pone una domanda: va preferito un esemplare artificiale o quello vero? Se, tra i vostri criteri di scelta (come ci auguriamo) c’è quello della sostenibilità, allora ecco alcune informazioni che è fondamentale conoscere.

Un abete artificiale di due metri è responsabile di circa 40 kg di gas serra

Secondo i dati diffusi dal Guardian (e divulgati in Italia anche da Coldiretti), in base ai calcoli di Carbon Trust - associazione non a scopo di lucro che aiuta le Organizzazioni a ridurre il loro impatto in termini di carbonio in atmosfera - un albero artificiale di due metri è responsabile, in media, di 40 mg di emissioni clim alteranti e per ammortizzarne l’impatto deve essere usato per almeno dieci anni. Circa due terzi dell’impronta di carbonio dell’albero finto dipende dal fatto che, di norma, sia realizzato in plastica. Va poi considerato anche il trasporto e lo sm altimento (il materiale che lo compone non è riciclabile).

Come ricordato da PEFC Italia, l’ente promotore della gestione forestale sostenibile, un abete vero in casa respira poiché assorbe anidride carbonica, rilascia ossigeno e olii essenziali che purificano l’ambiente.

Se opterete per un albero naturale (i dati dicono che ben 3 milioni di famiglie italiane hanno fatto questa scelta), fate attenzione ad alcuni dettagli che possono rendere ancora più ecosostenibile la vostra scelta.Controllate l’origine: il trasporto può infatti incidere sensibilmente sull’impatto ambientale del vostro albero e in Italia, soprattutto nelle zone montane e collinari, vengono dedicati alla piantumazione di abeti destinati all’uso natalizio terreni marginali che altrimenti sarebbero abbandonati. Favorire queste filiere permette di contribuire a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l’erosione e gli incendi, ma anche consente di sostenere aziende agricole che impiegano centinaia di persone in aree montane a rischio spopolamento.

Le piante disponibili in gran parte provengono da coltivazioni vivaistiche specializzate mentre solo il 10% giunge dai boschi. Anche qualora provenissero dalle foreste non pensate, però, che siano frutto di un taglio scriteriato: in questo caso parliamo dei cosiddetti cimali ovverosia di punte di abete o giovani piante destinate al taglio che derivano da normali pratiche di gestione forestale di diradamento, indispensabili per lo sviluppo e la salute delle foreste.

Come scegliere l’albero di Natale giusto

Ora che abbiamo le idee un po' più chiare, potremmo chiederci come sia possibile avere la certezza che una pianta abbia le caratteristiche che cerchiamo. A tal fine viene in aiuto l’etichetta, presente sull’albero o sul cimale, che ci indica la provenienza, la nazionalità e l’età dell’albero e la non destinazione per il rimboschimento: tale informazione eviterà mescolanze genetiche e quindi danni agli abeti autoctoni.

Ora che conosciamo i criteri da utilizzare nella scelta della tipologia di albero, dobbiamo capire come individuare quello che, a casa nostra, può rimanere almeno fino alla fine delle feste. Prendete bene le misure - in larghezza e altezza - dell’angolo di casa ove verrà collocato (pensate cosa accadrebbe se la punta fosse più alta del soffitto!).

Un altro aspetto che è fondamentale ribadire è che, in natura, l’albero perfetto - inteso come completamente simmetrico - non esiste ed è quindi normale avere un lato meno ricco di rami: basterà posizionare la parte più spoglia verso l’angolo più nascosto.Un accorgimento utile è poi quello di chiedere al vivaista di scuotere i rami per far cadere gli aghi secchi.

Ricordatevi di posizionare la pianta in un angolo luminoso e fresco: evitate quindi di metterla accanto a termosifoni o stufe che potrebbero essere accesi. Attenzione poi ad evitare possibili cadute e quindi tenete l’albero lontano da correnti d’aria o da folate di vento. Ora che la location è stata scelta, ricordiamoci che parliamo di una pianta vivente: lasciamola acclimatare qualche giorno.

È arrivato il momento di apporre i decori? Evitiamo di spruzzare neve sintetica o coloranti vari, collochiamo gli addobbi in maniera proporzionata rispetto al peso che i rami possono realmente reggere e magari preferiamo decorazioni ecosostenibili: dal riuso, al riciclo alla scelta di elementi naturali, il vostro Natale potrà risplendere di verde (e, in questo caso, non ci riferiamo al colore degli addobbi).

Ricordiamoci di dare da bere (ma non di affogare) il nostro albero di Natale

L’abete (quello vero) ha bisogno di terra umida, ma non eccessivamente bagnata. Gradisce anche un po’ d’acqua attraverso il nebulizzatore: per questa ragione valutate attentamente se sia opportuno apporre illuminazioni tradizionali o, invece, preferire quelle adatte anche ai luoghi esterni che non si fulminano in caso di pioggia.

Cosa fare con l’albero di Natale dopo le feste

Finite le feste, riposte le decorazioni, cosa fare dell’albero? Come ricorda PEFC Italia è importante innanzitutto capire cosa non fare e quindi evitate di ripiantare il vostro esemplare in un bosco o in un parco pubblico. Rischiereste infatti di introdurre una specie alloctona in un’area ove questa pianta prima non c’era. Se abbiamo un giardino privato, invece, possiamo provare a piantarla. In alternativa, i Comuni (attraverso isole ecologiche e centri di raccolta, a volte anche organizzati dagli stessi rivenditori) provvedono al recupero delle piante, a valutare se sia possibile ripiantarle e, in caso negativo, avviarle al ciclo della raccolta della frazione organica grazie alla quale potranno tornare in natura sotto forma di compost.

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